Mare di plastica

“Questo non è il presente che sognai, vedere questo non l’avrei detto mai. (…) . E poi mastica, mastica, mastica, sono a mollo in un mare di plastica”

Sono alcune parole della canzone rap «Mare di plastica» dei ragazzi della scuola di musica Centro Mousiké di Ravenna. Uniti dal senso di solitudine causato dall’emergenza sanitaria del Covid-19 e dalla sensibilità verso la questione ambientale, si sono ritrovati dopo il lockdown grazie all’associazione ToGether, che ha realizzato un laboratorio di scrittura di una canzone sui temi ambientali durante il lockdown, rivolto ai ragazzi più giovani.

La musica è stata composta dai docenti della scuola.

Il videoclip racconta il vissuto dei ragazzi di fronte ai problemi ambientali che stanno a loro più a cuore, le condizioni del mare in primis. I ragazzi hanno partecipato a tutte le fasi creative, potendo sperimentare in prima persona e condividendo un progetto creativo. Il videoclip della canzone racconta il loro rapporto intimo con la sofferenza del mare, «un problema così grande, che se siamo da soli ci annienta, e insieme possiamo affrontare».

«Il viaggio creativo è cominciato durante il lockdown – spiega la scrittrice Paola Turroni, che ha tenuto il laboratorio di scrittura assieme alla docente di canto Valentina Cortesi – con la determinazione necessaria a non mollare il progetto e lasciare i ragazzi da soli in un momento così complesso della loro crescita. Il percorso ha portato alla stesura di un testo interamente scritto dai ragazzi più giovani della scuola di musica che hanno partecipato online. Terminato il lockdown si è potuto cominciare a lavorare parallelamente alla composizione musicale e alla progettazione di un videoclip che potesse raccontare e sostenere la canzone». La cerchia dei collaboratori si è allargata a Ruben Lagattolla per la produzione video e Giovanni Sandrini, Enrico Ronzani e Giacomo Scheda per quella musicale. La performance è stata coadiuvata dal gruppo teatrale «Il Colpo», che con la sua esperienza di teatro sociale ha coinvolto i ragazzi aiutandoli a far emergere le loro singolarità creative. «I ragazzi hanno ripetuto in più occasioni che per contrastare il senso di impotenza e di annichilamento quando ci si pensa soli di fronte alla catastrofe ambientale è necessario sentirsi parte di un gruppo che pensa e agisce, protegge e dà coraggio».